Troppe perdite Il manager Pesta lascia il Sociale

la Gazzetta di Mantova — 26 giugno 2010   pagina 01   sezione: PRIMA PAGINA

 MANTOVA. Il produttore Carlo Pesta getta la spugna e lascia la gestione del Sociale: troppe perdite. A confermare la notizia, da giorni nell’aria, è il presidente del direttivo del Teatro, Guido Benedini, che rilancia il progetto di una fondazione pubblico-privata. Ma la lirica è in bilico.

 

Sociale, Pesta lascia la gestione

la Gazzetta di Mantova — 26 giugno 2010   pagina 29   sezione: CULTURA E SPETTACOLI

Meno di un fulmine a ciel sereno, più di una doccia fredda. Che soffiasse aria di smobilitazione era sotto gli occhi di tutti. La lunga teoria di spettacoli annullati, la rimozione (brusca) del direttore Oscar Pozzana, il suo giovane sostituto sempre più assente. Era solo questione di tempo prima che la nuvola del sospetto piovesse la notizia certa: Carlo Pesta ha tirato i remi in barca. Ha lasciato la gestione del Teatro Sociale. La conferma arriva dal presidente del direttivo, Guido Benedini, che, statuto alla mano, richiama i palchettisti al loro dovere.  L’accordo assegnava alla fondazione Arteatro di Pesta la gestione del Sociale per 3 anni, dal gennaio del 2009 al dicembre del 2011 (stagione lirica compresa). Ora è carta straccia, ma non è prevista alcuna penale: «Non voglio fare l’avvocato di me stesso», assicura Benedini. Confessandosi sconcertato e rivelando qualche perplessità iniziale rispetto alla tenuta di Pesta (nonostante ne avesse sposato causa e destino): «Mi ero illuso anch’io, contagiato dall’entusiasmo e dalla gioia del fare di Pesta, uomo e produttore di teatro. Sapeva che i primi due anni sarebbero stati in perdita, ma poi il treno avrebbe cominciato a marciare e ci sarebbero saliti tutti». È finita che il locomotore ha esalato l’ultimo fischio dopo appena un anno. Semplicemente Pesta non ce la fa più, troppi soldi, una perdita costante. Niente lirica e addio gestione.  E ora? Benedini ammette che la fase è di stallo, le opere sono in bilico e il Rigoletto Festival tanto sbandierato è già un ricordo. Di una cosa, però, l’avvocato è certo: a portare il Sociale sull’orlo della rovina è stata l’ostinazione dei condomini a voler fare spettacoli. Un malinteso, smentito dalla stesso statuto: «Non sono un uomo di teatro, ma l’amministratore di un condominio teatrale - ripete Benedini -, penso che il nostro dovere sia mettere il Sociale in condizione di apparire dignitoso e bello, a misura di una città Unesco».  Poi c’è anche il discorso sulla disaffezione del pubblico mantovano, di una proposta frastagliata e “drogata” dai finanziamenti pubblici, che allargano la forbice dei prezzi dai 15 ai 40 euro (se il rischio d’impresa è solo dei privati). Un discorso lungo, stonato ma necessario in tempi di Festival del Teatro. - Igor Cipollina