IL PROTOCOLLO DI GRONINGEN
(da ideazione.com) -
Il protocollo di Groningen: eutanasia o eugenetica? Parte prima:
introduzione al protocollo; parte seconda,
decisioni e procedure; parte terza,
le mie conclusioni (di Roberto Nicolai;
il protocollo dell'orrore (di Enrico Palumbo):
Non è la democrazia il solo
metro per misurare la civiltà di un popolo: anche in democrazia si incorre in
mostruosità. Né l’essere stati vittime del nazismo è sufficiente a essere esenti
dal praticare misure che ricordano il nazismo. La democraticissima Svezia ha,
alle sue spalle (non più di trent’anni fa), la vergogna
dell’eugenetica di Stato, con tanto di sterilizzazioni di massa di donne
sospette d’essere portatrici di geni non perfetti: sono recenti i mea
culpa e le cause di indennizzo. La Svezia non è (e non era all’epoca) un
paese nazista, anzi è una delle nazioni considerate più civili d’Europa,
tant’è che appena tagliano un albero lo rimpiazzano con un albero nuovo. Ma
l’eugenetica di Stato è una pratica nazista. Non vogliamo chiamarla nazista?
Poco importa, è soltanto un’etichetta (anche se storicamente motivata): la
letteratura scientifica pre-nazista dell’ottocento è ricchissima di tentativi di
giustificare ciò che oggi riteniamo un orrore. I Paesi Bassi sono un paese
civilissimo e democratico, su questo non c’è dubbio alcuno. Sorge qualche
perplessità sulle loro capacità di affrontare le sfide del XXI secolo, se
pensiamo alla realtà sociale e culturale che si nasconde dietro ai delitti
Fortuyn e Van Gogh (per fare due esempi recenti). Tuttavia anche l’Olanda può
rendersi colpevole di aberrazioni, quantunque democratiche: una di queste è
l’uccisione eugenica dei bambini malati, secondo quello che viene definito
“Protocollo di Groningen”. Non si tratta, benché possa sembrarlo a prima
vista, di un prodotto propagandistico dell’Okhrana, ma di un testo del dottor
Eduard Verhagen pubblicato su una seria rivista scientifica, il «New England
Journal of Medicine» (poi ci vorranno dire, gli amici radicali, perché il NEJM è
serio se pubblica gli articoli di Verhagen, e non lo è più se dice che la
pillola RU486 è pericolosa per la salute delle donne).
Cosa dice l'articolo? Che ogni anno in Olanda su 1000 bambini che non
raggiungono il primo anno di età circa 600 muoiono in seguito a una decisione
medica. La maggior parte di questi neonati uccisi rientra nelle prime due
categorie: la prima è quella dei bambini senza possibilità di sopravvivere. La
seconda viene presentata così
dal giornale on-line dei radicali:Nel secondo [gruppo], i neonati che «sono
sottoposti a terapia intensiva», «con gravi malformazioni cerebrali o con gravi
ed estesi danni ad altri organi causati da ipossemia». Anche se «sopravvivono
oltre il periodo di cure intensive essi hanno una prognosi estremamente negativa
e una qualità di vita estremamente bassa». Il testo riportato non è completo, si
salta in malafede un pezzo cruciale. Ecco il testo vero:
Questi pazienti possono sopravvivere dopo un periodo di
terapia intensiva, ma l’aspettativa sulle loro condizioni future è molto cupa.
Sono neonati con gravi malformazioni cerebrali o con gravi ed estesi danni ad
altri organi causati da ipossemia. Quando questi neonati riescono a sopravvivere
dopo il periodo di cure intensive, hanno una prognosi estremamente negativa e
una bassa qualità di vita.
Come si può notare, il testo completo presenta qualche dettaglio più
inquietante: uno su tutti il «possono sopravvivere». Il solo lumicino del dubbio
e della possibilità di sopravvivenza dovrebbe chiudere ogni discussione. Il
notiziario dei radicali ha cercato invece di chiuderla con le omissioni. Ciò che
maggiormente inquieta, però, è che nella decisione della soppressione della vita
umana sia valutato un elemento tutt’altro che scientifico, la «qualità di vita».
Che cosa vuol dire? Come può un medico decidere quanto sia accettabile la
«qualità di vita» di un paziente non in grado di comunicare? Sulla base di quali
canoni? E qui casca il relativista, che improvvisamente vuole definire per legge
(o per decisione medica) un dato così soggettivo e contestualizzabile qual è la
«qualità di vita». Esistono milioni di persone la cui «qualità di vita» agli
occhi di un europeo è scadente e penosa: chi mai potrebbe sopportare di soffrire
la fame e la sete, le intemperie e le guerre, le malattie e le privazioni che
patiscono – per esempio – i ruandesi? Eppure nessun tutsi è grato agli hutu per
aver posto fine alle sofferenze dei suoi figli.
Il terzo gruppo indicato dal prof. Verhagen comprende, aprite bene le orecchie,
«neonati con prognosi senza speranza che provano quella che genitori e medici
pensano sia una sofferenza insopportabile». Capito? Un’opinione, una
supposizione di medici e genitori. Non solo:
Benché sia difficile definirlo in astratto, questo gruppo
comprende pazienti che non sono dipendenti da trattamenti medici intensivi ma
per i quali è prevista una davvero bassa qualità della vita, insieme con una
sostenuta sofferenza.
Agghiacciante è dir poco: lo stesso Verhagen afferma che non si può definire un
confine preciso che comprende questo gruppo di neonati. Un’affermazione
aberrante che ammette l’esistenza di una discrezionalità del medico e dei
genitori che non si muovono su basi scientifiche ma su dati soggettivi! Non
solo: la motivazione principale è, ancora una volta, la «qualità di vita», e una
sofferenza – anche qui – solo vagamente definita. Secondo il notiziario dei
radicali non sarebbe vera la denuncia di Giovanardi secondo cui si ucciderebbero
bambini affetti da spina dorsale bifida. Ah no? Leggiamo il testo che i radicali
ancora una volta omettono:
Per esempio, un bambino con la più seria
forma di spina bifida avrà una qualità di vita estremamente bassa, anche
dopo molte operazioni.
Si parla, dunque, di bambini che altrimenti vivrebbero. Ed ecco un altro passo
raggelante:
Dopo che la decisione è stata presa e il bambino è morto,
un’autorità legale esterna dovrebbe stabilire se la decisione era giustificata.
Perciò prima si uccide il bambino e poi si stabilisce se era giusto ucciderlo:
certo, il medico potrà essere perseguito, ma quanto può una condanna riparare
all’omicidio?
Il prof. Verhagen, citando un suo studio
di 22 casi di neonati affetti da spina bifida e uccisi secondo i criteri
sopra enunciati, presenta una tabella davvero inquietante. Dei 22 bambini, tutti
e 22 sono stati soppressi per la «qualità di vita estremamente bassa» (i
ruandesi vi rientreranno?) e per una «prevista mancanza di autosufficienza» (i
paraplegici vi potranno prima o poi rientrare?) 18 casi presentavano una
«prevista incapacità di comunicare» (gli autistici saranno le prossime
vittime?), 17 una «supposta dipendenza dall’ospedale» (e chi è in dialisi?).
Terrificante l’ultimo dato: 13 di loro avevano una «lunga aspettativa di vita».
In quest’ultimo caso, per rendere meno rilevante il dato, il prof. Verhagen
specifica che «il peso delle altre considerazioni è maggiore quando
l’aspettativa di vita è lunga in un paziente che soffre». Insomma, se c’è un
dato che ci rompe le uova nel paniere, gli diamo una rilevanza minore e così lo
sistemiamo!
Definire nazista questa prospettiva non è esagerato. Anche il nazismo
giustificava le proprie aberrazioni con l’obiettivo di una felicità ottriata
promessa ai cittadini. E’ preoccupante che nel cuore d’Europa si sia aperto
questo varco ai cultori della morte e mercificatori della vita. Se si apre un
varco alla follia, il rischio che si vada ben oltre è imminente: quando i casi
che i Protocolli hanno cercato di giustificare, peraltro su basi deboli e
inquietanti, saranno diventati routine, ci sarà sempre qualcuno che vorrà
alzare la posta ed eliminare – sempre per compassione, ovviamente – altre
tipologie di malati. Una terribile spirale che, secondo Leonardo Sciascia,
tocca «coloro che quando la pena di morte non c’è dicono che ci vorrebbe e
quando c’è vorrebbero che toccasse non solo agli omicidi, ma anche ai
rapinatori, ai borsaioli e ai ladri di polli: e particolarmente nel caso in cui
i derubati son loro» [L. Sciascia, Porte aperte].
27 marzo 2006 - (da aduc.it, associazione per i diritti degli utenti e consumatori, vivere&morire) - Il Protocollo di Groningen - Eutanasia per i neonati gravemente malati (articolo di di Eduard Verhagen): Dei 200.000 bambini nati in Olanda ogni anno, circa 1.000 muoiono nel primo anno di vita. Per circa 600 di questi neonati, il decesso e' preceduto da una decisione medica sul fine vita. Il dibattito sull'avvio o la continuazione del trattamento terapeutico nei neonati con gravi patologie costituisce uno degli aspetti piu' difficili della pratica pediatrica. Nonostante l'avanzamento tecnologico abbia messo a disposizione strumenti per affrontare le conseguenze di anomalie congenite e nascite premature, le decisioni che riguardano quando cominciare e quando sospendere il trattamento in casi specifici rimangono molto difficili da prendere. Ancora piu' difficili sono le decisioni che riguardano i neonati che soffrono di gravi disordini o deformita' associate al dolore che non puo' essere alleviato e per i quali non esiste alcuna speranza di miglioramento. ...
27 marzo 2006 - (da bioetiche.blogspot.com) - Il Protocollo di Groningen e la bêtise - ... Nell’articolo Verhagen spiega che «dei 200 mila bambini nati ogni anno in Olanda, circa mille muoiono nel primo anno di vita. Per 600 di loro, la morte è preceduta da una decisione medica sulla fine della vita». Tradotto: il 60 per cento della mortalità infantile in Olanda ha un’origine intenzionale. Ritradotto: è in corso un olocausto medico sul quale l’Unione europea fa finta di niente.
(da aduc.it):
23 maggio 2006, Carta di Firenze
3 aprile 2006, Stato vegetativo e stato di minima coscienza
1 Aprile 2006, Articolo da Il Foglio (9.3.06): "L'Olanda ora vuole anche il primato dell'eutanasia infantile"
14 Marzo 2006, Legge dello Stato dell'Oregon sulla "Morte con dignita'"
1 Marzo 2006, Eutanasia e confessioni religiose
19 Febbraio 2006, Cassazione penale sull'eutanasia
19 Febbraio 2006, BIBLIOGRAFIA giuridica sull'istigazione e aiuto al suicidio
19 Febbraio 2006, Articolo 580 del Codice penale. Istigazione o aiuto al suicidio
Groningen, 2 settembre 2004 - ( da claudiabottigelli.it, Associazione Claudia Bottigelli, Difesa dei diritti umani e aiuto alle famiglie con figli disabili gravissimi)
- Olanda, il medico della
clinica dell´eutanasia: "Già applicata in alcuni casi"
(da claudiabottigelli.it) Olanda, sì all´eutanasia sui bambini
30 marzo 2006 - (da avvenire.it) "Neonati a rischio, siamo al bivio decisivo