PRATICA, Novembre 1996

POLITICA

MANTOVA capitale della discordia

Da quieta cittadina di provincia a protagonista di un capitolo contrastato della politica italiana. Sentiamo cosa dice la gente che abita nel cuore della Padania

di Daniela Condorelli • foto Claudio Vitale

All'inizio li avevano accolti con indifferenza, ma anche con cortesia. "Mantova capitale della Padania? Che facciano pure, siamo gente ospitale" erano i commenti dei mantovani, più stupiti che altro. "Ma perché proprio Mantova? Perché non Sabbioneta, unico comune conquistato dalla Lega senza alleati?" L'opinione diffusa, comunque, oscillava dal pragmatico "purché si parli della città..." al più diplomatico "staremo a vedere...". Sulla locale Gazzetta, con tono divertito, si erano persine ingegnati a trovare precedenti storici sul ruolo egemone della città dei Gonzaga.

Non vogliamo essere un simbolo di divisione

La dichiarazione del segretario della Lega Umberto Bossi su Mantova capitale, nel maggio dello scorso anno, non aveva destato particolari reazioni nemmeno nell'ambiente politico. "La nostra è una città democratica, li ospiteremo cordialmente" aveva commentato Gianfranco Burchiellaro, allora segretario provinciale del Pds e oggi sindaco, e aveva aggiunto: "La presenza di questo Parlamento del Nord può rivelarsi un'occasione di confronto sul federalismo".

Ma oggi la situazione è cambiata: dopo i tre giorni sul Po e la dichiarazione d'indipendenza della Lega, gli antisecessionisti stanno cercando di cambiare l'immagine di Mantova. "Non vogliamo che la nostra città diventa il simbolo della divisione del Paese" afferma Alberto Capilupi, giornalista della Voce di Mantova e fondatore del Movimento Italia Unita. Così, lo scorso 14 settembre, diverse associazione cittadine hanno organizzato la manifestazione "Mantova solidale" con l'obiettivo di "mostrare il vero volto della città e dare una risposta morale all'ipotesi di secessione" dichiara il sindaco Burchiellaro. Personaggi del mondo della musica, dello spettacolo, del volontariato e del sociale si sono alternati in piazza Sordelli a sostegno di "solidarietà, federalismo, unità", parole chiave della manifestazione. Sei ore di spettacolo e musica non stop con Gianni Minà, il trio di "Mai dire gol", Gene Gnocchi, Red Ronnie, Luca Barbarossa, Eugenio Finardi, Jovannotti, Michele Serra e molti altri ancora. Il motivo della loro presenza? Una risposta che vale per tutti: "Sono qui perché Mantova non è leghista" ha affermato Luca Barbarossa. Ed è proprio quello che dice la gente, passeggiando sotto i portici, nei bar e nei negozi.

La nostra città non è mai stata leghista

Capitale? "Ma di che cosa?" protestano i cittadini e fanno notare che Mantova non è mai stata leghista, se non alla tivù e sui giornali. E in effetti, la situazione politica è contraddittoria: sulla poltrona della Provincia siede Davide Boni, eletto sull'onda del boom della Lega del '93 (33 per cento divenuto però 8 per cento alle elezioni successive), ma su quella del primo cittadino c'è un uomo del Pds, Gianfranco Burchiellaro. "Da quando Mantova è stata dichiarata capitale della Padania, è aumentato il numero dei comunisti" afferma convinto Alberto, edicolante in piazza Martiri Belfiore. Perché proprio Mantova, allora? "Perché è nel centro della Repubblica del Nord" risponde il presidente della Provincia Davide Boni. "E' una città di frontiera che, pur essendo lombarda, ha qualcosa di veneto e di emiliano". E, oltre a quella geografica, c'è anche una motivazione storica. "Nel Medioevo, la Chiesa, in lotta contro l'Impero, ha fatto parecchi concili a Mantova, considerata una piazza simbolica" spiega il professor Umberto Artioli, mantovano, docente universitario a Padova. "Chi la conquistava, infatti, conquistava anche il Nord Italia".

Terra d'incontro fra le culture padane

In questa scelta, ci siamo ispirati alle capitali degli stati federali, città medio-piccole in cui si vuole separare il potere economico da quello politico, cosa che non sarebbe stata possibile se la scelta fosse caduta su Milano" spiega Luca Bellini, segretario della Lega di Mantova e aggiunge: "La nostra è una terra d'incontro fra le diverse culture padane".

Ma loro, i mantovani, di questa centralità nordista proprio non sanno che farsene. Qualcuno, anzi, si ritiene persino danneggiato. E' il caso di Ezechiello Levoni, 54 anni, re dei salumi mantovani, a capo di un gruppo leader nel settore, con quasi 300 dipendenti. "Essere la capitale del Nord è un marchio negativo per la nostra merce" ha detto Levoni in un'intervista rilasciata ai quotidiani. "La Lega, con le sue idee secessioniste, ci sta danneggiando sul mercato meridionale". Secondo Levoni, il Sud boicotterebbe i suoi prodotti per colpa dell'immagine leghista di Mantova, ma non tutti la pensano come lui. Alcune aziende, infatti, avrebbero fiutato l'affare del "made in Padania", sfornando collezioni di camicie e pullover prodotti al Nord, con tanto di etichetta che lo attesti.

"Non credo che la situazione creata dalla Lega stia danneggiando gli operatori locali" afferma Raffaele Gelati, responsabile dei servizi organizzativi dell'Unione commercio. "È abbastanza diffusa l'opinione che, in bene o in male, si parla comunque di Mantova e questo non può che essere un fatto positivo per il turismo".

Ma la gente dice: qui non è cambiato nulla

Pro o contro che siano i suoi cittadini, l'idea di Mantova capitale si sta diffondendo in tutta Italia. "Appena messo piede in Calabria, quest'estate, mi hanno chiesto se venivo dalla Padania" racconta Marco Boniotti, autista di autobus.

Per qualcuno la situazione è più che mai confusa. Mario Prandi, ultraottantenne, si lamenta: "Non si capisce più niente" dice. "Si sono divisi e ognuno dice la sua. Io una volta votavo Dc e poi Berlusconi, ma adesso sono stufo di partiti e ribaltoni". La gente è stanca di bandiere oppure vive tranquillamente, senza accorgersi di nulla, come Loredana, giovane barista, o come Fabio ed Ellero, impiegati presso un'industria di manufatti, che affermano: "Non è cambiato nulla, non si vede niente di diverso, c'è stato solo un gran polverone di stampa e televisione, ma effetti non se ne sono visti". E sono in molti a pensarla così: "È tutta una montatura dei media" dichiara la titolare della tabaccheria di via Orefici. "Quando parlo con i turisti mi accorgo che si aspettano chissà cosa. "Sa" mi dicono a voce bassa con accento meridionale "io sono terrone...'". Anche al dottor Franco Silvestri, titolare della farmacia di via Roma, i turisti meridionali chiedono che cosa devono aspettarsi dalla gente del posto, che tipo di accoglienza avranno.

E' nato il Movimento per l'Italia unita

 

Gentili e anche un po' divertiti, i mantovani sono ospitali, ma soprattutto quieti; non gli piace alzare la voce e prendere posizione. "E' gente che non ama gli atteggiamenti esagerati," afferma Raffaele Gelati dell'Unione Commercio "gente riflessiva e abbastanza conservatrice". Mantova capitale, allora, è più che altro una curiosità, un argomento da bar, tra amici. "Inoltre, molta forza lavoro delle zone industriali dell'hinterland viene dal Sud" afferma Gelati.

A contrastare lo Stato virtuale leghista e i discorsi di secessione ci pensano piuttosto le associazioni. Il Movimento per l'Italia Unita, per esempio, nato con l'obiettivo di cambiare l'immagine della città: oggi i suoi sostenitori sono 800, collegati con altre associazioni simili a Bergamo, Brescia e Roma, dove un movimento analogo è stato fondato da Anita Garibaldi, pronipote di Giuseppe Garibaldi. "Non siamo legati a un partito in particolare e non ce l'abbiamo affatto con la Lega," tiene a precisare il giornalista Alberto Capilupi, fondatore e ideatore del Movimento "ma con chiunque voglia dividere l'Italia".

Fronte compatto anche da parte dei Verdi, che hanno voluto rispondere alla dichiarazione d'indipendenza leghista con una manifestazione sul Po: lo scorso 14 settembre, una fila interminabile di palloncini si è alzata verso il ciclo per costruire un ponte sospeso in ricordo di Alex Langer, il verde altoatesino che ha sempre combattutto contro le spinte separatiste dell'Alto Adige e simbolo della lotta contro le contrapposizione etniche. "Padani? No. grazie" si leggeva sugli striscioni.

"Questa situazione sta esaperando l'opinione pubblica" afferma il sindaco di Mantova, Burchiellaro. "Iniziative come i volantini contro gli insegnanti del Sud o la richiesta di far partecipare ai concorsi pubblici solo chi risiede a Mantova da almeno 5 anni sono operazioni prive di senso". La Lega, però, non torna sui suoi passi: il contratto con Villa Riva Berni di Bagnolo San Vito, negli ultimi mesi sede del Parlamento della Padania, è scaduto e i bossiani di Mantova stanno cercando un altro posto per le assemblee. L'ultima riunione, infatti, si è tenuta al Teatro Sociale, tra mille polemiche, e ora il segretario della Lega mantovana. Luca Bellini, sta cercando una sede più adatta: "Sempre nel Mantovano, naturalmente" promette. Anche i passi verso il federalismo continuano. Mantova, insieme ad altre sette province del Nord presiedute da leghisti, ha chiesto l'autonomia. "Le singole amministrazioni chiedono di essere autonome, sul modello dello statuto delle Province di Trento e Bolzano" spiega Bellini "e progettano l'unificazione in una federazione". E intanto sta organizzando una manifestazione lungo le vie della città. Infastiditi? "Ma no" dicono i mantovani. "Un po' di pubblicità non guasta".

 

Immagini di vita quotidiana a Mantova. In alto, accanto al titolo, il Teatro Sociale che ha ospitato l'ultima riunione dei leghisti.

Sotto al titolo, un'immagine della sfilata dei seguaci di Umberto Bossi durante la proclamazione dello stato padano

 

 

 

E A SETTEMBRE E' NATO IL GOVERNO PROVVISORIO

Dopo il governo Sole, quello provvisorio. Lo scorso 21 settembre, Bossi e i suoi si sono riuniti ai Teatro Sociale di Mantova, dove hanno ratificato la Dichiarazione di Indipendenza della Padania e costituito il Governo Provvisorio, un organismo collegiale i cui componenti agiscono tutti d'accordo. Eccone i ministri: Giancarlo Pagliarini, in veste di primo ministro; Roberto Maroni, portavoce del Governo, Mario Borghezio, Enrico Cavaliere e Vito Gnutti, ministri. Saranno loro a reggere il governo padano finché non verranno eletti gli organismi statutari della cosiddetta Federazione delle Compagnie della Guardia Nazionale Padana, il che vuol dire, secondo quanto si legge nell'articolo 21 dello Statuto promulgato dal segretario della Lega, entro il 30 aprile def '97. Ma cos'è questa Federazione? "Un'associazione libera, indipendente, apartitica, pacifica e non violenta", si legge nel primo articolo dello Statuto. Tra i principi ispiratori della Federazione, composta da Compagnie Provinciali, c'è il recupero, la cura e la difesa dei valori, delle tradizioni e delle usanze dei popoli che abitano le province della Padania. Tra gli scopi: combattere pacificamente le ingiustizie sociali, favorire la crescita dei popoli padani, coordinare le varie Compagnie e sostenere la diffusione dello sport.