
Alleghiamo la lettera dell’indimenticato Principe e/o Presidente dell’A.N.A.U.G.M. Enrico Girondi (Segretario ereditario Gino Bardini e Gran Ciambellano Rodolfo Signorini), che ha messo a parte i soci ereditieri–sudditi dell’intervento di Guido Mattioli.
Era la festa degli auguri del 1992, che si ripeteva puntuale da Tano nel salone del camino il 18 dicembre alla presenza dei “famigli” non sempre gradita da Rondo.
Si evocava il decennale del libro di Guido Mattioli e Renzo Dall’Ara “Dal GUF al Sessantotto”, edito nel 1982 dalla Nunc et semper (società promossa dall’impagabile Gino Bardini, con tre o quattro soci). La società Nunc et semper sfiorò il fallimento, sventato da Gino con risorse proprie e col modesto contributo di qualche socio. E’ un libro magnifico che meriterebbe una nuova edizione.
Il Sessantotto segnò il discrimine e il confine dell’UGM reale, autentica.
Queste le riflessioni specifiche indotte dalla rilettura del libro di Gum e Renzo sono state:
- l’UGM dei goliardi mantovani e non della sezione mantovana degli universitari italiani nacque da un gruppo di persone giovani che in buona parte erano rientrate dalla guerra e dalle sue ferite: nulla ostacolò la affermazione della ritrovata libertà da un regime autoritario, ma altrettanto pesò il desiderio di superare ogni conflitto (nella probabile consapevolezza di scongiurare i rischi, evidenti più che latenti, della guerra civile;
- è curioso che l’UGM sia stata una associazione rigidamente maschile come un club inglese elitario; eppure la partecipazione delle donne fu spontanea, sentita, spensierata, senza rivendicazione;
- la classe dirigente che si andava formando nell’UGM, come annota Gum, se fu inconsapevole o quasi del ruolo che andava acquisendo, ebbe il merito straordinario di creare una caratteristica comune: l’ironia a partire dall’autoironia, saper ridere di se stessi per poter ridere degli altri;
- basterebbe pensare ai littoriali rispetto al torneo Dugoni per comprendere i nuovi valori che si andavano affermando con lo sport “puro”, divertimento e vita, partecipato da ciascuno di noi per qualsiasi ruolo.
Non c’è rimpianto, ma memoria sì. Quella vita che riprendeva nella pace diventava un inno di gioia e di intraprendenza.